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L’Anestesia

La chirurgia oftalmologica è quasi sempre una chirurgia programmata, talvolta urgente. Ciò consente una valutazione anestesiologica prima dell’intervento.
La tecnica anestesiologica è in genere semplice e non richiede monitoraggi complessi. Tuttavia necessita di una conoscenza accurata dell’anatomia e della fisiologia oculari per comprendere gli imperativi delle tecniche chirurgiche e per una totale sicurezza.

L’anestesia peribulbare viene utilizzata per tutti gli interventi sul segmento anteriore e sempre più spesso per quelli del segmento posteriore. Le complicanze sistemiche sono rare e si limitano in genere all’insorgenza di nausea e vomito. L’anestesia locale consente di ridurre al minimo tutte le complicanze legate allo stato fisico del paziente e non interferisce con le principali funzioni vitali.
La componente emotiva del paziente nell’affrontare la chirurgia sull’occhio è considerevole. L’anestesista deve avere una buona conoscenza dell’oftalmologia per rispondere in termini semplici ai quesiti del paziente e rassicurarlo. È necessario, inoltre, fornire spiegazioni sullo svolgimento dell’anestesia e sulla tecnica adottata; informare il paziente che la puntura avverrà senza dolore nella palpebra e non nell’occhio. Il timore della vista degli strumenti chirurgici viene fugato spiegando che l’anestesia sopprime la visione diretta delle manipolazioni.
Gli esami richiesti si limitano alla conoscenza dell’emostasi, del numero di piastrine e dell’elettrocardiogramma. Non è indispensabile la radiografia del torace.
La gravità delle complicanze infettive richiede l’adozione di un’asepsi assoluta.
L’anestesia retro o peri-bulbare è spesso preceduta da una sedazione in modo da facilitare l’iniezione.

La retrobulbare richiede una iniezione unica temporale inferiore: l’ago viene introdotto attraverso la palpebra al terzo esterno diretto verso il basso. La penetrazione nel cono muscolare attraverso il muscolo retto esterno può essere apprezzata come una perdita di resistenza. Dopo un test di aspirazione si inietta un volume da tre a cinque millilitri di anestetico locale che, a contatto del ganglio ciliare, provoca una ascensione del globo; in pochi minuti insorgono analgesia e acinesia.

L’anestesia peribulbare descritta nel 1986 è basata sul principio di diffusione semplice: l’iniezione in un solo quadrante dell’orbita diffonde all’insieme. Dopo il test di aspirazione si inietta lentamente un volume di anestetico variabile da cinque a dieci millilitri; il massaggio del globo favorisce la diffusione degli anestetici. La pressione intraoculare aumenta immediatamente dopo l’iniezione per tornare a normalizzarsi in qualche minuto. Bisogna comprimere l’occhio con una pressione di 30 mmHg.

Le rare complicanze della puntura sono rappresentate dalla possibile diffusione dell’anestetico locale verso il sistema nervoso centrale, dalla perforazione del bulbo oculare, da un possibile traumatismo sul nervo ottico e dall’emorragia.
Tali complicanze hanno favorito lo sviluppo di altre tecniche di anestesia locale:

L’anestesia sottocongiuntivale, utilizzata però solo per le lesioni minori della congiuntiva.

L’anestesia sottotenoniana praticata dal chirurgo nello spazio di Tenone dopo l’incisione della congiuntiva che determina un’ottima analgesia ma una scarsa acinesia.

L’anestesia topica riservata ai pazienti cooperanti per la chirurgia della cataratta. Essa richiede esperienza da parte del chirurgo e prevede la possibilità di persistenza di zone sensibili, come la zonula ed il corpo ciliare.

L’anestesia intracamerulare con iniezione di anestetico locale nella camera anteriore utilizzabile per la facoemulsificazione e la trabeculectomia.